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NO TAV

Perchè NO alla pazzia TAV? vediamolo insieme:

Questa pagina è una breve introduzione ai motivi per cui siamo contrari alla linea TAV in valle di Susa e in valle Sangone. Ciascun motivo è spiegato brevemente, con rimandi a documenti che potete consultare per avere informazioni più approfondite.

Quest'opera è costosissima


Si parla di 15 miliardi di euro, che presumibilmente aumenterebbero molto come succede di solito in queste occasioni. Tutti sappiamo quanti sono 15 miliardi di euro, ma proviamo a pensarci bene: sono 15000 milioni di euro, 30000 miliardi di lire. Con quei soldi si potrebbero dare 15000 euro a ciascun abitante di Torino e ne avanzerebbero ancora. Tutto questo mentre sempre più persone faticano ad arrivare alla fine del mese. Provate ad entrare in un ospedale o a fare un viaggio su un treno di pendolari, poi chiedetevi se questi soldi non si potrebbero spendere meglio.
Oltre all'eccessivo costo della Torino-Lione in rapporto ai ricavi futuri, si fanno strada i primi dubbi sulla reale disponibilità dei fondi necessari per realizzarla. La ripartizione dei costi, decisa da Francia e Italia, prevede, su un investimento complessivo della sola tratta transfrontaliera di 8,2 miliardi, poco più di 2,7 miliardi a carico della Francia e poco più di 2,8 a carico dell’Italia. Per gli altri 3,2 miliardi si spera in un contributo del 40 per cento dell’Unione europea. Ma proprio l’accordo per la Torino-Lione, sottoscritto tra i due stati, a Roma, il 30 gennaio, mette in luce il nervo scoperto dei finanziamenti in arrivo da Bruxelles, sempre più fondamentali per il futuro del progetto. Nei cavilli elaborati dalle due diplomazie emerge infatti chiaro che proprio questi fondi europei, dati fino ad oggi per scontati, non sono così sicuri. Detto in altre parole: per partire con i cantieri, servirà un altro accordo, quando ci sarà la certezza del contributo Ue. E poi, ancora, all’articolo 16: «La disponibilità del finanziamento sarà una condizione preliminare per l’avvio dei lavori delle varie fasi della “parte comune italofrancese” della “sezione internazionale”. Le parti si rivolgeranno all’Unione europea per ottenere una sovvenzione pari al tasso massimo possibile per questo tipo di opera». In pratica, una velata ammissione: non c’è la certezza che il contributo europeo sarà effettivamente del 40 per cento.

Questa opera è inutile

I dati ufficiali della Sitaf spa (la società che gestisce il traforo autostradale del Frejus) mostrano una costante diminuzione del traffico pesante attraverso il traforo.

Uno studio più completo , effettuato da docenti del Politecnico e dell'Università Cattolica di Milano, mostra quanto quest'opera sia inutile e come sarebbe preferibile effettuare investimenti su altre direttrici di traffico che ne avrebbero invece bisogno. Lo studio è pubblicato dal sito www.lavoce.info.

Un'altro studio realizzato dalla società Polinomia srl analizza nel dettaglio i traffici merci attraverso le Alpi e giunge allo stesso risultato: l'opera è inutile. Tra l'altro, a pagina 5 di questo studio si legge che nel 2000 al valico di Tarvisio è stata completata una linea ferroviaria "rispondente a tutti i più moderni standard in tema di trasporto merci ferroviario". Nonostante ciò il traffico su ferrovia non è aumentato, mentre il traffico su strada è aumentato del 14-15% medio l'anno. La presenza di una migliore linea ferroviaria non ha attratto nuovi traffici merci che continuano a preferire la strada.

I mezzi di informazione insistono sul fatto che la linea ferroviaria sarebbe quasi tutta in galleria e che toglierebbe il traffico dall'autostrada riducendo l'inquinamento. Bisognerebbe proprio essere stupidi per rifiutare una simile occasione, viene da pensare.

Il problema è che le gallerie non ci sono: bisogna prima costruirle. Le gallerie sono tre: una internazionale di 54 Km, una di 12Km e un'altra di 23 Km lungo la valle. La costruzione delle gallerie produrrebbe danni gravissimi. Le gallerie dovrebbero attraversare rocce contenenti uranio e amianto che verrebbero dispersi nell'atmosfera in seguito ai lavori di scavo.

Quest'opera è pericolosa per la salute

Falde compromesse, torrenti avvelenati, sorgenti prosciugate: in Val di Susa a creare problemi non è solo il Tav. Nel comune di Giaglione, in particolare, sono tre le minacce alla preziosa riserva idrica: oltre all’alta velocità, le opere delle società Sitaf (autostrade) ed Iren (energia idroelettrica) potrebbero presto lasciare il paese valsusino completamente all’asciutto. “L’amministrazione ha preso accordi con le società senza avvertire la popolazione e rifiutando di incontrala in riunioni e dibattiti pubblici”, protesta un gruppo di donne giaglionesi: “Si abbassa la testa di fronte a grandi società che promettono soldi o il rifacimento di piazze e strade in cambio della gestione del territorio”. Un territorio minacciato anche dai materiali radioattivi del sottosuolo. Che, se non lasciati dove sono, possono aumentare notevolmente l’incidenza di diverse patologie. Nella miniera del Molaretto, ad esempio, la presenza di uranio porta i livelli di radiazioni fino a 1000 volte il fondo naturale.
Il dramma del Mugello, dove gli scavi per costruire la linea dell’alta velocità hanno portato ad un irreparabile dissesto idrogeologico, non sembra avere insegnato nulla. E anche in Val di Susa, dove per il governo in carica il Tav rimane una priorità, vedere l’acqua sgorgare dal proprio rubinetto potrebbe diventare solamente un ricordo. Soprattutto a Giaglione, dove in corrispondenza della sorgente che alimenta le fontane della borgata si è iniziato a costruire un vascone per l’impianto antincendio delle gallerie Sitaf dell’autostrada del Frejus. Un problema non da poco, vista la capienza del bacino, che si somma a quello della salvaguardia del canale di Maria Bona. In questo corso d’acqua, che scorre proprio in mezzo al paese ed è utilizzato dai suoi abitanti per l’irrigazione, Iren S.p.a. ha ottenuto il consenso comunale per scaricare, oltre ad ingenti quantità di acqua clorata, i materiali fangosi che disturbano i lavori della sua centrale locale.
C’è poi il tunnel geognostico della Maddalena, che pur partendo da Chiomonte interverrà direttamente sulle captazioni di Boscocedrino, principale risorsa dell’acquedotto comunale. Acquedotto la cui capacità è decisamente inferiore alla richiesta di queste mega-infrastrutture. Basti pensare che, secondo il Rapporto Cowi redatto per conto della commissaria europea De Palacio, il solo tunnel di base drenerà da 60 a 125 milioni di metri cubi di acqua all’anno, “il fabbisogno idrico di una città con un milione di abitanti” (sarebbe come avere un’altra Torino in Valle di Susa).
Ma i problemi di quelle aree non si limitano alla perdita delle risorse idriche. Resta anche da affrontare la questione della presenza di uranio nelle montagne. Secondo il governo italiano, autore di un recente documento in cui si sostiene che il progetto del Tav “non genera danni ambientali diretti ed indiretti” e il cui “impatto sociale sulle aree attraversate è assolutamente sostenibile”, questo minerale addirittura non è presente in quelle rocce. Le rivelazioni eseguite in loco da Massimo Zucchetti, docente di Protezione dalle Radiazioni del Politecnico di Torino, sembrano però dare torto all’esecutivo. Per il docente torinese il documento diffuso dal governo è di “un’imbarazzante pochezza”. Il testo prodotto dal tecnico Monti, dice, “affastella affermazioni approssimative, errate, e soprattutto – cosa più grave – prive di fonti e studi verificabili a loro supporto”.
In effetti, nella miniera del Molaretto di radiazioni ce ne sono eccome, mentre chi oggi propone la grande opera ferroviaria afferma che in seguito ad appositi carotaggi tutti i valori “rientrano nella norma”. “Strano che non risulti presenza di uranio proprio dove si scaverebbe il tunnel – ricorda Zucchetti – quando in tutta l’area si segnalano ben 28 affioramenti uraniferi”.
Uranio, gas radon, ma anche amianto, di cui nei progetti si ammette la presenza solo nei primi 500 metri di roccia, ma il cui smarino (polveri e detriti) prodotto durante le fasi di scavo e movimentazione del materiale di risulta potrebbe determinare una contaminazione ambientale in aria e su superfici di entità non trascurabile. “Solo 500 metri di tunnel di base – sottolinea il professore – corrispondono comunque a 170.000 metri cubi di questo smarino, pari al carico di 17.000 Tir”. “Attendiamo una valutazione seria su questi aspetti, che tuttora manca”, conclude l’ingegnere nucleare: “O forse resta solo da capire quante risorse e quanti ulteriori soldi pubblici verranno sprecati prima che il progetto venga abbandonato”.

Vi sembra abbastanza?
O vogliamo continuare a sentire notizie falsate dai Tg?

divulgate queste informazioni, perchè portano report ufficiali che le motivano, perciò non sono fasulle

la gente deve sapere la verità: NO TAV!

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